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Immagine del redattoreArturo Francesconi

Stare in gruppo dentro una classe

La vita scolastica presenta momenti che necessitano di una presa di posizione da parte del docente. Quando un ragazzo viene preso in giro, l’insegnante-educatore ha poco tempo per decidere cosa fare. Molti fanno niente e sbagliano. Altri decidono di intervenire con minacce di note, compiti aggiuntivi all’intera classe senza avere risultati positivi 
gruppo classe

La vita di gruppo rappresenta un’esperienza fondamentale per i nostri ragazzi, diciamo una necessità in quanto devono stare a scuola e in una classe che gli viene assegnata e non possono scegliere. In questi anni ho parlato con tanti genitori desiderosi che il loro figlio cambiasse classe anche se in molti casi il problema era l’incapacità del ragazzo ad integrarsi nel gruppo. Attuando diversi progetti siamo riusciti a migliorare tante di queste situazioni, ma alcune volte non siamo riusciti. La vita scolastica presenta dei momenti importanti che necessitano di una presa di posizione da parte del docente, e spesso questo non avviene. Una frase svalutante, una presa in giro che coinvolge tutta la classe con una risata. Quando un ragazzo viene preso in giro, l’insegnante-educatore ha poco tempo per decidere cosa fare. Molti insegnanti non fanno niente e sbagliano. Altri, capendo il momento delicato, decidono di intervenire con minacce di note, compiti aggiuntivi all’intera classe, cioè tentano di fare qualcosa ma senza avere risultati positivi (1).


C’è un’altra possibilità che permette alla classe e al soggetto deriso di capire ciò che sta avvenendo e provare un percorso risolutivo. Nel momento in cui un ragazzo viene preso di mira, l’insegnante ha poco tempo per intervenire e farlo in maniera fruttuosa. Di fronte ad una situazione del genere la cosa più utile da fare è quella di porre delle domande per aiutare i ragazzi a capire quanto sta accadendo. Per esempio, si può chiedere alla classe se ricordano un episodio in cui sono stati anche loro derisi e si cerca di far rivivere quella situazione. Il docente può andare alla lavagna e scrivere le emozioni, cercare opzioni alla risoluzione del problema. E’ importante il tono che viene usato. Ci vuole fermezza, ma deve passare il messaggio che chiunque abbia riso o preso in giro il compagno non verrà necessariamente punito. Può capitare che lo stesso alunno deriso, per essere accettato dai bulli, rida con loro e minimizzi l’accaduto. 


L’insegnante per far capire il messaggio può dire al ragazzo che lui al suo posto si sentirebbe triste e non è il miglior modo per farsi accettare dagli altri. Per quanto riguarda i ragazzi che amano prendere in giro credo sia utile far capire la differenza tra umorismo e derisione e chiedere se a loro piaccia essere presi in giro. Se ben usato, questo che poteva essere un momento di difficoltà nella vita di gruppo, si può trasformare in qualcosa di costruttivo per la classe, può diventare l’occasione di maggiore coesione, capendo l’importanza del rispetto dell’altro


E’ importante il tono usato. Ci vuole fermezza ma deve passare il messaggio che chiunque abbia riso o preso in giro il compagno non verrà necessariamente punito. Può capitare che lo stesso alunno deriso, per essere accettato rida e minimizzi l’accaduto. L’insegnante può dire al ragazzo che lui al suo posto si sentirebbe triste e non è il miglior modo per farsi accettare dagli altri

(1): Per approfondire cfr: Montuschi F., Vita affettiva e percorsi dell’Intelligenza, Brescia, La Scuola 1983, pp. 164-181.

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