Il nostro Paese avverte una grave emergenza educativa non solo nella scuola ma anche nelle famiglie, che sono in crisi e che spesso delegano ai docenti l’educazione e formazione dei figli. Vedere scuole vandalizzate, atti di bullismo, alunni che impallinano docenti, bande di giovani organizzate per delinquere, è un segnale che dice come sia urgente e necessario ricreare un rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, avviando insieme un percorso sulla base delle diverse competenze e ricreando le basi per vincere la sfida della qualità e dell’educare istruendo. La scuola accoglie ogni anno scolastico studenti che vivono, senza voler generalizzare, all’interno di famiglie in crisi per motivi relazionali, economici, di lavoro, cosa che ha riflesso sui figli e di conseguenza sul rapporto con la scuola. I modelli protezionistici o, al contrario, di disinteressamento verso i figli sta rendendo sempre più difficile il rapporto scuola-famiglia, e queste due realtà anziché collaborare per la crescita umana e culturale dell’alunno-figlio, finiscono a volte per entrare in conflitto, riversando l’una sull’altra le responsabilità del fallimento scolastico.
Per evitare questo è allora importante che la conduzione dei rapporti sia improntata ad alcuni criteri essenziali: a) la comunicazione produttiva e serena tra docenti e genitori, visto che entrambi hanno a cuore la formazione dell’allievo; b) l’attivazione di un rapporto di fiducia reciproca, di trasparenza e, soprattutto, di coinvolgimento attivo e di corresponsabilità, sicché tra docenti e genitori non si comunica solo nell’incontro formale di un ricevimento periodico, ma si stabilisce una interazione costruttiva nel rispetto delle competenze specifiche; c) la ricerca di strategie utili affinché scuola e famiglia possano insieme intervenire nel processo di apprendimento e di formazione dell’alunno e superare, così, quei momenti difficili che potrebbero compromettere il successo scolastico. In un quadro così caratterizzato, la conduzione dei rapporti con la famiglia deve dunque prefiggersi non obiettivi contrapposti ma di reciproca e positiva e fiduciosa collaborazione, che dovrebbe estrinsencarsi con quel ‘lavoro individualizzato’ (da non confondere con il ‘lavoro individuale’) inteso come percorso programmato dal docente coinvolgendo le famiglie e tenendo conto delle specifiche possibilità di eseguirlo da parte dello studente, dei prerequisiti in suo possesso, dei suoi interessi e delle sue attitudini.
Attraverso il ‘lavoro individualizzato’, la scuola non lascia indietro nessuno e fa emergere non la selezione ma la qualità di tutti, espressa su diversi livelli. Una scuola di qualità non è infatti quella che promuove alcuni e boccia altri ma che sa istruire educando, facendo crescere motivazioni in tutti gli allievi con una azione educativa mirata e centrata su metodologie flessibili e rispondenti alle possibilità di crescita e di sviluppo degli studenti secondo le loro diversità socio-affettive, cognitive e comportamentali.
La scuola accoglie ogni anno studenti che vivono in famiglie in crisi; cosa che ha riflesso sui figli e di conseguenza sul rapporto con la scuola. I modelli protezionistici o di disinteresse verso i figli, stanno rendendo sempre più difficile il rapporto scuola-famiglia