Molte persone abbinano la procrastinazione alla presunta pigrizia o inettitudine. Ma sono due in realtà i motivi principali: o il compito ci annoia o decidiamo di rimandare un’azione perché vogliamo evitare le emozioni spiacevoli che da essa potrebbero derivare.
A ognuno di noi, almeno una volta, è capitato di procrastinare un compito sentendosi perseguitato poi dal senso di colpa. Ma allora, perché decidiamo deliberatamente di rimandare? Molte persone non perdonano la procrastinazione, perché la abbinano alla presunta pigrizia o inettitudine della persona. Sono due in realtà i motivi principali per cui procrastiniamo.
Il primo è semplice: il compito ci annoia e quindi non abbiamo voglia di iniziarlo, cosa umanamente comprensibile a volte. Il secondo, è invece più profondo: decidiamo di rimandare un’azione perché vogliamo evitare le emozioni spiacevoli che da essa potrebbero derivare. Ad esempio, penso di non essere in grado di scrivere un verbale della riunione per cui, per non ledere la mia autostima, evito di farlo. Purtroppo, ciò non fa che aggravare i pensieri negativi che abbiamo del compito, e quelle emozioni saranno ancora presenti ogni volta che ci torneremo, insieme a un aumento dello stress, dell'ansia e dei sensi di colpa.
La procrastinazione non è quindi legata alla pigrizia come spesso si imputa, bensì alla paura e all'evitamento della stessa. Procrastinando si percepisce subito un senso piacevole di sollievo, sensazione che per un basilare scopo evolutivo tendiamo a favorire dando un'innata priorità ai bisogni a breve termine rispetto a quelli a lungo termine. Una ricerca ha dimostrato che, a livello neurale, percepiamo i nostri ‘se futuri’ (i noi stessi del futuro) più come estranei che come parti di noi stessi, quindi meno prioritari. Quando procrastiniamo, parti del nostro cervello pensano che i compiti che stiamo rimandando e le emozioni negative che li accompagnano siano problemi di qualcun altro. L’evoluzione non è di aiuto anche per un ulteriore motivo: l’amigdala, parte del cervello fondamentale per la sopravvivenza, percepisce come una vera minaccia un compito che ci fa sentire insicuri o ansiosi. Per questi motivi, anche se ci rendiamo conto di star creando maggiore stress ai “noi del futuro”, i nostri cervelli lavorano per preoccuparsi di rimuovere le minacce nel qui ed ora. Come sempre, le cause dei fenomeni psicologici non sono da ricercare solo nella biologia, ma esistono altri fattori che ci aiutano a capire perché decidiamo di rimandare un’azione.
La procrastinazione non è legata alla pigrizia bensì alla paura e a evitare la stessa. Procrastinando, si percepisce subito un senso piacevole di sollievo, sensazione che tendiamo a favorire dando un'innata priorità ai bisogni a breve termine rispetto a quelli a lungo termine.