Si può parlare di Dio al femminile? L’immaginario maschile legato a Dio va corretto? Oppure la costruzione maschilista, in cui la donna è relegata in condizioni di inferiorità è immodificabile? Sono alcuni dei temi di cui ci ha parlato Milena Mariani, autrice con la biblista spagnola Mercedes Navarro Puerto del saggio “Percorsi di cristologia femminista” (Edizioni San Paolo, 2022). La prof.ssa Milena Mariani è docente di Teologia sistematica presso l’ISSR di Trento
Dio è padre. L’unico Papa che ha cercato di parlare del suo essere anche madre, non ha avuto lunga vita. Come parlare della femminilità di Dio?
In effetti fu Giovanni Paolo I, il Papa dei 33 giorni, a parlare di Dio come padre e madre, suscitando non poco stupore e qualche imbarazzo. A dire il vero, già nella Bibbia troviamo un linguaggio che si riferisce a caratteristiche anche femminili quando si parla di Dio. Per fare un solo esempio, le “viscere di misericordia” che gli/le sono attribuite corrispondono, nell’originale ebraico, alla parola rahamim, da rehem, utero. Dobbiamo ammettere che non disponiamo di un linguaggio adeguato riguardo a Dio, proprio perché, se si tratta di Dio, il compito supera le nostre capacità di espressione e di rappresentazione. Ma per questo stesso motivo va corretto l’immaginario esclusivamente maschile di Dio.
Gesù Cristo è figlio, maschio, del padre, maschio. La natura umana la assume dalla madre Maria. Come a dire: la divinità è maschile, la natura è femminile. Come se ne esce da questa costruzione dogmatica maschilista?
Non bisogna dimenticare che la riflessione intorno all’identità teologica di Gesù, cioè la cristologia, si è sviluppata nei primi secoli in contesti patriarcali, fortemente segnati dalla centralità del maschio e dall’esercizio maschile del potere. Per questo, fra tutte le particolarità dell’uomo Gesù (appartenenza etnica, lingua, cultura ecc.) è stata sottolineata soprattutto la sua maschilità biologica. Una costruzione maschilista di questo tipo relega la donna in una condizione di inferiorità, spesso già patita a causa delle consuetudini sociali e degli ordinamenti giuridici e in questo modo addirittura legittimata quasi fosse volontà di Dio. Come se ne esce? Occorre rivisitare criticamente quello che è accaduto, non strumentalizzare la maschilità biologica di Gesù, recuperare altri modi per esprimere la sua identità teologica, indagare il rapporto di Gesù con le donne raccontato nei Vangeli, ripensare il ruolo dello Spirito. Più ampiamente, occorre coltivare e tradurre in atto la certezza della pari dignità uomo-donna.