RUBRICA Riflessioni oltre la soglia
Saper decifrare le espressioni del volto e gli sguardi degli studenti aiuta il docente a modulare l’attività didattica per massimizzare l’attenzione.
Uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo”. (Don Bosco).
Lo sguardo è una categoria educativa importante e da valorizzare nell’attività didattica. È una categoria che solleva una serie di domande ai docenti, atteso che l’interesse antropologico per la visione non si esaurisce nella produzione e fruizione di testi audio-visivi o multimediali.
Espressioni del volto, sguardi, postura, gesti, variazioni del tono della voce, chiariscono il significato di ciò che si dice e costituiscono contemporaneamente un commento da parte di chi ascolta. Uno sguardo, un cenno del capo o un gesto, possono segnalare la fine di un discorso. Al contrario, un tono di voce più alto può segnalare l’intenzione di continuare a parlare. L’uso di brevi pause, i movimenti della mano o del capo, possono servire ad enfatizzare il discorso, mentre sorrisi, cenni del capo, espressioni facciali da parte di chi ascolta, forniscono informazioni su quanto viene comunicato, rivelando la comprensione, l’interesse e l’approvazione di chi ascolta.
Secondo Ekman e Friesen, il viso è quella parte del nostro corpo che esprime maggiormente le emozioni. Allora è importante che il docente si chieda se durante l’attività di insegnamento riesce a intravedere sul volto degli studenti il flusso continuo di espressioni che veicolano messaggi, se riesce a fare del volto un elemento essenziale durante una lezione, sia per se stesso che parla, che per gli studenti che ascoltano.
Lo sguardo ha dunque un valore fondamentale nella comunicazione interattiva. Poeti e romanzieri hanno scritto fiumi di inchiostro per decantarne e descriverne il potere. Esso riesce ad esprimere eloquentemente emozioni, pensieri, giudizi, desideri, ordini.
Nell’attività di insegnamento/apprendimento, lo sguardo del docente svolge sicuramente un ruolo importante: esso permette di osservare il comportamento dell’interlocutore nonché il tipo e la quantità dei suoi sguardi; scandisce il ritmo del dare e prendere la parola.
Nell’attività educativa è infine importante aiutare gli studenti a capire “dove si posa lo sguardo di Dio”. Certamente l’insegnante di religione può trovare nella Bibbia la fonte per eccellenza per capire su che cosa si posa lo sguardo di Dio. Se lo sguardo dell’uomo ha per prima cosa fame e sete di bellezza, se trova la sua gioia nella contemplazione del bello e del luminoso, quello di Dio, secondo la Scrittura, posa lo sguardo su quattro elementi: la bellezza, le lacrime, l’umiltà, l’amore.
E questo è anche il compito del docente di religione: aiutare i suoi allievi a conquistare lo sguardo di Dio perché sappiano guardare la vita, il mondo, la società e gli altri con gli stessi occhi di Dio, atteso – direbbe Jim Morrison che “L’anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi”.
"Lo sguardo ha un valore fondamentale nella comunicazione interattiva, permette di osservare il comportamento dell’interlocutore scandisce il ritmo del dare e prendere la parola”