La Legge di Bilancio 2024 è approdata a Palazzo Madama il 30 ottobre 2023: il governo ha chiesto ai deputati e ai senatori della maggioranza di non presentare emendamenti, per accelerare l’iter e permettere una più veloce approvazione entro il 31 dicembre 2023. Parliamo di 109 articoli che portano con sé varie modifiche in diversi settori, tra cui previdenza sociale, sanità, e finanze pubbliche.
I temi toccati nel testo sono tantissimi, ma per la scuola, al momento, non è previsto nessun intervento importante, tranne per la parte in cui il disegno di legge rivela potenziali cambiamenti significativi nei calcoli delle pensioni e nell’onere per riscattare anni universitari o altri periodi non coperti.
L’articolo 29 della legge prevede una modifica dell’indicizzazione delle pensioni non più al 90% ma all’85% per le pensioni pari o inferiori a 2.800 euro, nella misura del 53% per le pensioni tra i 2.801 euro e i 3.375 euro.
Inoltre, sparisce la proposta di quota 104 e ricompare la quota 103 anche per il 2024, quindi per coloro che maturano i requisiti di 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma chi fruirà di tale anticipo dovrà aspettare 7 mesi per ottenere l’assegno pensionistico. Una ulteriore penalizzazione per coloro che sceglieranno questa finestra d’uscita dal lavoro sarà il calcolo di tutti i periodi lavorativi che sarà effettuato interamente con la modalità del “calcolo contributivo” e per un valore lordo mensile massimo non superiore a 2.250 euro.
Infine, l’art.88, comma 2 della legge di bilancio anticipa al 31 dicembre 2024, cioè di due anni, l’adeguamento alla speranza di vita; pertanto sarà rivisto in modo penalizzante l’attuale requisito dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini e dei 41 anni e 10 mesi per le donne.
Ancora una volta, la scuola sembra essere la Cenerentola delle manovre di governo. La politica ha smesso da tempo di interrogarsi sulla missione che la scuola dovrebbe assolvere, sul suo significato, sul suo ruolo cruciale in una società aperta e dinamica, ma anche terribilmente esposta alla marea di falsificazioni e manipolazioni. Non è possibile che il sistema di istruzione continui a essere terreno di tagli indiscriminati o di investimenti fatti male, o che diventi il banco di prova di riforme prive di ogni progettualità didattica. Oggi più che mai, bisognerebbe lavorare insieme per predisporre un quadro complessivo di riassetto dell’intero sistema di istruzione che si agganci il più possibile ai valori della Costituzione e che valorizzi la professionalità del corpo docente stimolando al massimo la sua funzione educativa, culturale, etica e sociale. La scuola è da sempre il primo mattone per costruirsi un futuro. Non dimentichiamolo.