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Immagine del redattoreAlberto Piccioni

L'oppio dei popoli è ancora vivo. La ‘conferma’ dal Centro per le Scienze Religiose FBK di Trento

Intervista con il professore Alessandro Testa, sociologo all’Università Carlo IV di Praga: “Il re-incanto religioso può esser interpretato come una reazione alla modernità e come un'opzione intrinseca nella stessa. Ma altri affermano che non c’è alcun ritorno al sacro poiché in realtà non c’è mai stato alcun abbandono”
oppio dei popoli

Oppio dei popoli: così definiva Karl Marx quella ‘condizione minoritaria’ di una umanità oppressa e che spera in un al di là meno deprimente della vita terrena. La religione però, lì dove si è cercato di sopprimerla, con l’ateismo di Stato, come nei sistemi di tipo sovietico prima del crollo del muro di Berlino, rinasce e prospera. Dove invece ha continuato a convivere nel sistema capitalistico, spesso è in difficoltà con sempre maggior carenza di adepti e sacerdoti. Di ‘Teorie e pratiche del re-incanto nei contesti europei post socialisti’ ha parlato Alessandro Testa, professore di sociologia all’Università Carlo IV di Praga, invitato dal Centro per le scienze religiose FBK di Trento.


Professore Testa come il concetto di "re-incanto" è strettamente legato a un ritorno al sacro in una società che è stata fortemente secolarizzata. Si tratta di una reazione alla modernità o di un'esigenza intrinseca dell'essere umano?


I fenomeni di ritorno del sacro nei paesi post-comunisti sono interessanti perché durante il 900 questi avrebbero attraversato una doppia forma di secolarizzazione: quella teorizzata da storici e sociologi già nell’800 secondo la quale il mondo moderno e industrializzato sarebbe inevitabilmente votato all’abbandono di magia e religione, e quella dell’ateismo di stato come forma di ingegneria sociale imposta dall’alto, sulla base dell’assunto marxista per il quale la religione sarebbe un ostacolo all’emancipazione delle classi subalterne – e comunque destinata a scomparire con la vittoria finale del socialismo. Oggi sappiamo che entrambe queste teorie della secolarizzazione si sono rivelate fallaci, poiché magia e religione sono lungi dall’esser scomparse nelle società comuniste, post-comuniste, in Occidente, e nel mondo industrializzato più in generale. La storia ha sconfessato tanto Karl Marx che Max Weber che i loro epigoni


Il religioso dunque, è ineliminabile della natura umana? 


Il re-incanto può esser interpretato tanto come una forma di reazione alla modernità quanto come un'opzione intrinseca nella modernità stessa. Altre teorie affermano che non c’è alcun ritorno al sacro poiché in realtà non c’è mai stato alcun abbandono: magia e religione sono sempre rimaste con noi e in noi, trasformandosi e adattandosi ai nuovi contesti sociali e politici. Secondo questa teoria, laddove prima le denominazioni cristiane regnavano incontrastate, ora a queste, indebolite, si sono affiancate tradizioni del tutto nuove – dal neopaganesimo al buddismo, passando per religioni atee come l’umanismo. L’idea è che cambiano le manifestazioni dal religioso ma che il religioso stesso permane”.


In che modo il re-incanto religioso viene visto come una risposta alle crisi di identità culturale e personale in Europa centrale e orientale? C'è un legame tra il risveglio religioso e la ricerca di senso in un contesto di transizione politica ed economica?


“Sicuramente le forme che hanno assunto fenomeni religiosi e spirituali nell’Europa centro-orientale dopo la caduta del socialismo reale hanno assunto un carattere reattivo: quelle società avevano sperimentato la repressione delle libertà individuali e di associazione, e quindi la libera manifestazione e pratica delle loro fedi. Di converso, la caduta dei regimi comunisti tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 determinarono il ritorno al pluralismo religioso, e di conseguenza una marcata tendenza alla ri-efflorescenza e diversificazione (ma anche frammentazione) dei credi e delle pratiche religiose, offrendo certamente un appiglio di senso e di identità a società che dopotutto avevano attraversato non solo il crollo, talvolta drammatico, dei loro regimi politici, ma anche e forse soprattutto la decomposizione irreversibile di un’intera visione del mondo, quella marxista-leninista – che non casualmente è stata essa stessa definita una religione politica da alcuni studiosi”


La caduta dei regimi comunisti determinarono il ritorno al pluralismo religioso e la marcata tendenza alla ri-efflorescenza e diversificazione dei credi e delle pratiche. Offrì un appiglio di identità a società che avevano attraversato non solo il crollo, talvolta drammatico, dei loro regimi ma anche la decomposizione irreversibile di un’intera visione del mondo

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