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Immagine del redattoreSaro Cannizzaro

Innovazione tecnologica, sostenibilità e cambiamenti climatici

Una master class della Luiss mette al centro l’innovazione tecnologica e la sostenibilità.

Le comunità che vivono in contesti ambientali estremi, come i rifugiati che risiedono nei campi, spazi sempre meno temporanei e sempre più stabili, ma anche quella dei dati, idea da preferire al concetto di privacy in un mondo dove la pubblica amministrazione punta a fare quello in cui già riescono i grandi soggetti privati: prevedere i comportamenti dei cittadini per gestire le loro necessità in modo più efficace.


Un tema scottante che viene approfondito nel corso di una master class organizzata dall’Università Luiss Guido Carli e dall’associazione Le Reseau nel corso della terza edizione del “Programma Diaspore”, con studenti e professori collegati da diversi Paesi, dall’Italia al Burkina Faso e alla Repubblica Democratica del Congo.


Problematiche al centro degli interventi riguardano l’innovazione tecnologica e la sostenibilità, la governance dei dati e le città autosostenibili nel contesto dei cambiamenti climatici. L’iniziativa si articola in cinque incontri, di cui l’ultimo è in programma a maggio.

A fissare gli obiettivi del Programma, come riporta l’agenzia di stampa Dire, è stato Marco Francesco Mazzù, recruiting leader e professore di Marketing and digital presso la Luiss. Le parole chiave sono “la valorizzazione di temi d’avanguardia e su questi la ricerca e la collaborazione e, soprattutto, la creazione di ponti intellettuali tra le comunità. Qualcosa che abbiamo già raggiunto grazie alle scorse edizioni, su cui non smetteremo di impegnarci”. A fare da filo conduttore agli incontri, il concetto di sostenibilità, spiega Mazzù. “La prospettiva è di affrontare i “cleveage”, un termine in inglese quasi intraducibile in italiano, che indica “il gap tra un gruppo e l’altro, tra le comunità, tra le materie, tra le ideologie. Il punto è: come li possiamo colmare? Questi solchi, se così vogliamo chiamarli, possono essere superati quando c’è collaborazione intellettuale e culturale.”


Uno strumento chiave per dare un volto concreto a questi ponti fra comunità che si vogliono avvicinare nella conoscenza, sono le borse di studio per studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo.


Fra i percorsi per evolvere sul piano della formazione e, quindi, anche su quello professionale, ci sono gli Xlab, che si sviluppano a loro volta nel contesto dei Laboratory for the Governance of Commons (LabGov), un’iniziativa nata nel 2011 e diventata quattro anni più tardi un ente gestito dagli studenti.

Marco Francesco Mazzù: “Servono ponti intellettuali tra le comunità per colmare i divari tra i gruppi”


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