Uno psicologo e psicoterapeuta spiega perché nel mondo dei ragazzi crescono aggressioni, violenza sino all’omicidio. Spesso ci si arriva in modo silente, senza preavviso, senza un trillo d'allarme. Evidente lo stato di malessere mentre la cronaca è piena di questi eventi.
Litigi che sfociano in aggressioni, violenze e, purtroppo, anche in omicidi. Talvolta si arriva a folli gesti in modo silente, senza preavviso, senza un campanello d'allarme. È questo il quadro che traccia un evidente stato di malessere tra i giovani. Le pagine di cronaca sono piene di storie che parlano di questi eventi. Che cosa sta succedendo? Ne abbiamo parlato con lo psicologo e psicoterapeuta Stefano Callipo.
Perché sentiamo parlare sempre più di ragazzi violenti?
“Spesso ci si chiede se l’aumento di notizie di violenze da parte di ragazzi sia dato dall’aumento obiettivo di casi di violenza oppure sia dato da una maggiore sensibilità sociale. La risposta credo sia esattamente in mezzo. Da un lato oggi unitamente ad una maggiore sensibilità sociale vi sono strumenti che prima non esistevano. Con il cellulare si filmano scene di violenza, persino all’interno delle scuole, ma la cosa preoccupante è che a riprendere non sono amici delle vittime ma amici degli aggressori. Dall’altro lato il malessere giovanile è cresciuto negli ultimi anni in modo esponenziale, e spesso alcune forme di malessere si traducono in due strade principiali, la depressione (in aumento tra i giovanissimi) e l’aggressività, anche gratuita”.
Cosa sta succedendo alle nuove generazioni rispetto alle precedenti? Qual è la causa di tanto malessere?
“Per rispondere alla sua domanda bisogna considerare alcune variabili sociali e intrafamiliari. In primis l’era post covid ha aumentato forme di aggressività genitoriali e giovanili. Inoltre, mai come in questa generazione si è formato un gap ‘figli-genitori’ così ampio. Un gap che fa sentire i ragazzi soli, abbandonati nei valori a sè stessi, spesso senza punti di riferimento. Tutto questo si traduce in una generazione infelice, annoiata dove i riferimenti assioloigici vengono ricercati nei social e nei tik toker. Una distanza genitoriale mai vista. Coppie incapaci di distinguere la coppia coniugale da quella genitoriale. Non è un caso che in questi ultimi anni vi è stato un marcato aumento di disturbi della condotta alimentare e condotte autolesive persino in bambini di 10/12 anni. Genitori in crisi incapaci di comunicare con i propri figli. Si passa da genitori lassisti a genitori iperaccudenti che arrivano a non permettere ai propri figli di sviluppare le proprie skills, le proprie capacità e competenze, rendendoli di fatto inadeguati. Un vero allarme sociale ed una vera emergenza educativa”.
Come si può prevenire e anche combattere questa situazione critica?
“Bisogna intervenire nelle famiglie, fornendo da un lato competenze genitoriali e dall’altro permettere ai ragazzi di sviluppare i cosiddetti anticorpi sociali, avendo però a disposizione regole e valori oggi quasi estinti. Le regole sono fortemente protettive per i ragazzi, così come la distinzione dei confini dei ruoli familiari. La madre è la madre, non un’amica della figlia, e così i papà. Il concetto di famiglia si sta sgretolando, si perdono quei riferimenti essenziali per un sano sviluppo della mente giovanile ed essenziali per una vera profilassi emotiva. Oggi si ha una scarsa tolleranza alla frustrazione ed una difficoltà nella gestione della regolazione emotiva. Molta rabbia vedo nei ragazzi, intesa non come cattiveria ma come spia di un malessere sempre meno ascoltato dal mondo adulto. Un mondo che di adulto ha oggi ben poco”.
Bisogna intervenire nelle famiglie. La madre è la madre non un’amica della figlia e così i papà. Il concetto di famiglia si sta sgretolando. E sfioriscono i riferimenti per un sano sviluppo della mente giovanile ed essenziali per una vera profilassi emotiva