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Il Comitato europeo dei diritti sociali riconosce lo Snadir legittimo sindacato rappresentativo dei

A febbraio di questo anno lo Snadir, assieme alla Federazione Gilda-Unams, cui aderisce, ha presentato un reclamo al Comitato europeo dei diritti sociali di Strasburgo per denunciare l’abuso della reiterazione dei contratti a termine e la discriminazione operata nei confronti dei docenti di religione precari dal Governo italiano con la decisione di predisporre un concorso “ordinario” (art.1bis della legge 159/2019), rispetto a tutti gli altri docenti precari per cui sono state attivate procedura “straordinarie” e semplificate. La prima verifica che il Comitato europeo attua è il controllo della legittimità delle organizzazioni proponenti a difendere i diritti dei lavoratori. Il Comitato europeo dei diritti sociali ha rigettato le obiezioni del Governo italiano che sosteneva inammissibile la denuncia della Federazione Gilda-Unams e dello Snadir per mancanza di rappresentatività. La Federazione Gilda-Unam, come ha ribadito il Comitato europeo, è già stata riconosciuta legittimata a difendere i diritti dei lavoratori. Inoltre, lo stesso Comitato ha riconosciuto la legittimità dello Snadir a difendere i diritti dei docenti di religione. Il riconoscimento del Comitato europeo dei diritti sociali è di estrema importanza per lo Snadir: ne deriva che le attività da esso svolte sono considerate come aventi natura sindacale a favore dei docenti di religione. L’immediata conseguenza è stata che il Comitato europeo dei diritti sociali ha dichiarato il reclamo della FGU e dello Snadir ricevibile. Lo Snadir ha contestato fortemente la decisione del Governo di penalizzare i docenti precari di religione con l’attivazione di un concorso ordinario (art.400 Testo unico), mentre per tutti gli altri docenti sono state indette procedure “straordinarie” riservate a coloro che hanno maturato i 36 mesi di servizio, al fine di eliminare la piaga del precariato. Il riconoscimento del Comitato europeo dei diritti sociali darà allo Snadir la possibilità, anche in seguito, di portare all’attenzione delle istituzioni europee la problematica degli insegnanti precari di religione e di disporre quindi di ulteriori canali di tutela dei loro diritti.

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