(sesta e ultima puntata)
Ad oggi fare il genitore viene considerato a tutti gli effetti un mestiere e se in questo mestiere non si è bravi si rischia di essere licenziati e sostituiti. I genitori si presentano costantemente preoccupati per i loro figli, che ritengono in continuo pericolo o da tutelare nel migliore dei modi in quanto ritenuti non sufficientemente autonomi. La soluzione viene intesa dentro alla figura del genitore all'interno della famiglia, che a sua volta sviluppa un bisogno di approvazione e riconoscimento del suo ruolo iperinvestito. La paura di essere giudicati come cattivi genitori proviene dal fatto che l’intera società si rivela sempre più interessata a classificare e additare coloro che non rientrano in specifici standard di comportamento ottimale, e questo vale anche per le famiglie, dalle quali ci si aspetta di ricevere amore e protezione incondizionati.
Le aspettative attorno al ruolo di genitore sono tante e rischiano di minare l’identità degli stessi genitori, i quali non sanno più cosa è loro e cosa appartiene ai loro figli. In conclusione, possiamo dire che il plusmaterno, inteso come cura eccessiva da parte di un genitore, padre o madre che sia, o chi per esso, crea le basi per una dipendenza affettiva reciproca nel rapporto genitore-figlio. I figli non sufficientemente autonomi rimangono aggrappati ai genitori e i genitori, continuando ad iperoccuparsi dei figli, non riescono ad investire su altri aspetti della propria vita. Nessuna delle due parti vuole recare danno all’altra, separandosi in modo sano dall’Altro per occuparsi del proprio sviluppo individuale e non condizionato dal dover iperprotteggere chi stiamo lasciando. I genitori proteggono i figli che non vogliono mai vedere in difficoltà, ma anche i figli proteggono i genitori che non vogliono veder privati della loro soddisfazione più grande, il figlio stesso.
È importante lavorare sul dismettere reciprocamente questo ruolo per tagliare il cordone ombelicale, spesso fatto d’acciaio, e promuovere così facendo un rapporto più sano basato sulla qualità e non sulla quantità emotiva e relazionale, costruendo così insieme una sana autonomia.