La Resistenza fatta dalle donne è autentica, non monumentalizzata: nella sua complessità, tra luci e ombre, ci interroga su cosa possiamo fare noi oggi contro le ingiustizie. Ne parla Benedetta Tobagi, giornalista e saggista, (ha dedicato particolare attenzione al periodo del terrorismo di cui fu vittima il padre, Walter Tobagi) in “La Resistenza delle donne” (Einaudi).
Alla Tobagi, finalista del Premio Campiello 2023, abbiamo chiesto qual è stato il momento o l'evento scatenante che ha portato alla creazione del suo ultimo saggio.
L'occasione del libro è stato l’incontro con una manciata di fotografie d’archivio, che mi hanno folgorato, per la loro potenza evocativa. La narrazione infatti è costruita intorno alle immagini. Mi hanno indicato il sentiero da percorrere per affrontare un periodo così ricco e complesso da un’angolazione particolare, quella femminile. Mi interessava costruire un racconto corale di quelle che mi piace chiamare le “antenate”, donne che, oltre a dare un contributo fondamentale alla Liberazione dai nazifascisti, senza rendersene nemmeno conto hanno dato il via alla grande marcia dell’emancipazione femminile proseguita nel dopoguerra.
In che modo crede che la riconsiderazione del ruolo delle donne nella Resistenza possa cambiare la nostra percezione generale di quel periodo storico e influenzare la comprensione della lotta per la libertà e la giustizia?
I racconti delle partigiane sono vividi, ironici, pieni di emozione ma scevri di retorica, aiutano a restituire una percezione della Resistenza non “monumentalizzata”, ma autentica, umana, con tutta la sua complessità, tra luci e ombre. Vediamo quanto la Resistenza sia stata matrice e prefigurazione di futuro, primo mattone di costruzione di un mondo radicalmente altro rispetto alla violenza schiacciante della dittatura e della guerra.
Di quali nuove "resistenze" abbiamo bisogno oggi, dal suo punto di vista?
Vediamo ogni giorno come nel mondo le donne siano protagoniste di forme coraggiosissime di Resistenza. In Italia, credo che un ottimo, concreto punto di partenza sia riprendere in mano la Costituzione, in cui è iscritta l’eredità della Resistenza storica, e continuare a lavorare perché quei valori e quegli ideali di giustizia sociale siano realizzati davvero.