Il sistema scolastico obsoleto che non riesce a rispondere alle nuove sfide poste dalla società. La violenza nelle scuole è il sintomo di una crisi che ci riguarda tutti.
C’è una crisi educativa profonda nella scuola. Tra i docenti, non lo si può più celare, sussiste una forte e comune preoccupazione, ancor di più dopo i fatti di Abbiategrasso e Palermo. Nel primo caso l’accoltellamento di Elisabetta Condò, insegnante del locale liceo, nell’altro la reazione violenta di uno studente undicenne, vittima di bullismo a scuola, che non ha esitato ad accoltellare un compagno di 14 anni.
Non si può nascondere il forte sentimento di frustrazione che aleggia nel mondo scolastico. È il caso di conoscere i pensieri della gente e lo facciamo attraverso un interessante articolo del collega Fabrizio Gatti di Today che racconta, ad esempio, la rabbia di un insegnante siciliano riguardo alla “condizione degradata delle scuole del suo quartiere, descrivendo come l’indifferenza sociale, l’ignoranza e la mancanza di esempi positivi possano condurre i giovani verso comportamenti violenti e autodistruttivi”. “L’insegnante – fa emergere Gatti – pone l’accento sulla necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alla formazione, per sradicare il degrado umano, etico e sociale”. Un docente del Veneto punta il dito sul sistema scolastico obsoleto che non riesce “a rispondere alle sfide poste da una società in continua evoluzione”. In tal senso viene auspicata una maggiore diversificazione nell’offerta formativa, “con la creazione di gruppi di approfondimento per classi aperte, affinché gli studenti possano orientarsi secondo i propri interessi e obiettivi professionali”.
È chiaro che in tale contesto di violenze a scuola, le famiglie dovrebbero assumere un ruolo imprescindibile, essenziale nel processo educativo e formativo dei figli laddove accentuano l’intolleranza nei confronti delle istituzioni attraverso ricorsi contro la scuola che, ovviamente, ostacolano l’efficacia dell’educazione e, diciamolo pure, fortificano il rancore, che spesso si trasforma in odio e, quindi, violenza nei confronti degli educatori scolastici. Si sta, insomma, costruendo, ahimè, una generazione che, da una parte allunga il braccio per avere e dall’altra "nasconde il “braccino". Tradotto: ottenere senza dare. Ecco che è necessario una disanima di noi adulti, genitori, educatori sul proprio ruolo nei comportamenti dei giovani.
È, pertanto, palese l’esigenza di un cambiamento radicale nel sistema educativo italiano. “La violenza nelle scuole è un sintomo di una crisi più ampia – spiega Fabrizio Gatti - che riguarda non solo l’istruzione, ma anche la società nel suo insieme. Diversi attori – docenti, famiglie, studenti – devono collaborare per trovare soluzioni efficaci, promuovere un ambiente di apprendimento sicuro e costruttivo, e formare cittadini consapevoli e responsabili”.
Ai giovani mancano esempi positivi. Bisogna promuovere un apprendimento sicuro e costruttivo!